Da Los-Angeles arriva One Way Plastic, il nuovo EP dei californiani Arms Of Tripoli, in uscita per Fluttery Records. Si tratta di un lavoro molto ispirato e per certi versi essenziale: non ci sono riempitivi, si tratta di una mezz’ora di musica ben pensata, ben composta e ben suonata.
Siamo di fronte a un rock strumentale, per lo più post-metal, caratterizzato da diverse sfumature sonore: ci sono sezioni dalle tinte più marcatamente post-rock e quasi contemplative nell’incedere ipnotico, altre più cariche di una psichedelia stoner più adrenalinica, senza tuttavia perdere il focus melodico e non disdegnando riff circolari di chiara scuola math-rock. Il primo brano, “Edwards Edward”, costituisce una grande dichiarazione d’intenti per la qualità della proposta. Il crescendo è perfettamente equilibrato: arpeggi cristallini costellano il groove della sezione ritmica che si arricchisce in modo graduale di un pathos che ricorda quasi la colonna sonora di un film d’azione, soprattutto nella parte finale. Il basso è poderoso, i riff sono sinistri al punto giusto e il coinvolgimento emotivo è assicurato, soprattutto nell’outro con un arpeggio che ricorda il gusto classico dei primi Muse. Brani come “Pseudo Recreations” rappresentano per chi scrive la piena espressione delle potenzialità altissime del rock strumentale, soprattutto se scevro da vincoli di genere in fase di composizione. Nella fattispecie qui abbiamo un pezzo la cui anima è squisitamente progressive, soprattutto per i diversi umori e la struttura atipica dei cambi di ritmo: si passa con tranquillità da parti quasi tribali, costellate di adrenalinici riff math-rock a sezioni più dilatate e atmosferiche, quasi pinkfloydiane, che accumulano la tensione per poi farla esplodere in deflagrazioni e wall of sound assimilabili al caos di una tempesta di sabbia psichedelica nel deserto. La band riesce con maestria a mantenere la tensione costante in ogni traccia: “She’s Onion” in tal senso si costruisce su diverse sezioni, sorrette da un basso rotondo e protagonista: c’è un sapore psichedelico che insorge costantemente tra parti molto diverse, tra accelerazioni, fraseggi chitarristici cristallini e riff taglienti, in una sorta di tripudio al limite del post-punk cinematografico che colpisce per la freschezza compositiva.Non mancano comunque sezioni più calme dove l’atmosfera rallenta in favore di momenti più dilatati ed introspettivi: si vedano il breve brano “Nude Hawaii”, dalle sonorità assimilabili al post-rock più ambient, o la parte iniziale di “Lander”, la traccia più lunga della proposta. Nonostante i suoi 11 minuti costituiscano un terzo della durata complessiva del lavoro non vi sono digressioni fini a se stesse; il brano può rappresentare la conferma per ciò che riguarda la bontà degli arrangiamenti e la freschezza delle composizioni già appurata nel resto del disco. Gli arpeggi minimali e l’atmosfera in questo caso si prendono tutto il tempo necessario per costruire un certo tipo di mood, per poi lasciar spazio ad una catarsi finale affidata alla combinazione di chitarre e batteria, in un crescendo sì tipico per i canoni del genere, ma non per questo meno intenso o d’effetto.
Riff in tremolo e cambi di velocità tengono sempre la soglia di attenzione alta, confermando le buone impressioni che si hanno ascoltando l’EP nella sua interezza. Un lavoro estremamente consigliato in cui l’ispirazione non viene mai meno: l’ascolto di One Way Plastic diverte, coinvolge e gratifica.
(2020, Fluttery Records)
1. Edwards Edward
2. Pseudo Recreations
3. She’s Onion
4. Nude Hawaii
5. Lander