Pie Are Squared > Con Calma

La musica è una delle forme di escapismo più utili, soprattutto in periodi caotici ed incerti come quello che stiamo vivendo adesso. Ci sono dischi che hanno la capacità di tranquillizzare l’anima per mezzo di un linguaggio universale e quasi sensoriale, dei veri e propri viaggi sonori che abbracciano atmosfere in cui è possibile districare il velo dei pensieri per mezzo di suoni che avvolgono. Proprio in questi termini possiamo collocare Con Calma, di Pie Are Squared. Si tratta del progetto solista del musicista egiziano Mohammed Ashraf, già membro dei Postvorta. In questo progetto però non vi è traccia di post-metal e derivati: qui siamo in territori esclusivamente ambient e drone, dove una sapiente manipolazione dei suoni permette al musicista di costruire passaggi sonori più rarefatti e contemplativi.

“Apricity”, prima traccia del lavoro, è una distesa liquida di pace: il brano funge da introduzione, ed ascoltando con un paio di buone cuffie sembra quasi di attraversare un portale che conduce in territori sconfinati e fuori dal tempo e dalle sue leggi, un luogo in cui l’anima è in grado di osservare il suo silenzio e rigenerarsi dalla natura caotica della normalità. Ascoltando “Dismano” si ha l’impressione di muoversi in una tenue discesa di una collina, permettendo allo sguardo di posarsi su un numero sempre più grande di dettagli che si disvelano delicatamente. I suoni, vellutati e dai contorni sfumati, crescono gradualmente d’intensità: le atmosfere ricordano quelle degli Hammock. Sono sonorità che se ascoltate nei modi e nel contesto giusto consentono di osservare il mondo circostante con occhi nuovi, immersi in una purezza estatica che assomiglia a quella dell’infanzia.
L’album nella sua interezza attraversa anche territori più ruvidi, dove i suoni talvolta vengono saturati come a rappresentare i graffi di certi pensieri o i contorni sfumati di ricordi che non sono più così intatti nella memoria. Nei riverberi spaziali di “Flügezüge”, (treni volanti), sembra di percorrere dei binari immaginari e questo trasmette una sensazione di movimento e contemplazione sonora che ha un’indubbia valenza catartica.
La successiva “All We’ve Lost & Most of What We Miss” abbraccia delle sonorità più sintetiche e drone; nonostante la linea melodica sia per lo più minimale è come se le vibrazioni fluttuassero nel contesto sonoro tingendolo di un’elettronica che si insinua in modo sempre più protagonista, avvicinando l’atmosfera a certe sperimentazioni dei primi Sigur Rós. “Heard from a Distance” riconferma questo voler osservare le cose da lontano, al sicuro, mentre intorno la vita prosegue indisturbata. Nel tappeto di suoni si percepiscono anche dei rumori d’acqua, in una sorta di tensione antica che trasmette un velo di inquietudine, funzionale all’estasi che si prova con il brano successivo, “Last Trace of Home”. Qui la rarefazione incontra l’estasi, in una decostruzione dove le distese liquide vengono rischiarate da flussi luminosi e pennellate vibranti che non esplodono mai, se non in barlumi fugaci e rari, quindi più agognati ed attesi. È indubbiamente il brano che trasmette la più forte sensazione di serenità del disco, e rappresenta il culmine di un percorso che termina con “Away, World, Away”: entrambe le tracce assomigliano a degli squarci di luce che rischiarano le piccole zona d’ombra più ruvide e colorate disseminate nella seconda metà del disco.

Con Calma è un album ambient realizzato in modo eccelso, a tratti di stampo cinematografico. L’atmosfera dei brani che lo compongono è quasi sempre onirica e in grado di trasmettere la giusta sensazione di distaccamento sensoriale che si prefigge un lavoro dal taglio così libero e sperimentale.