A sei anni dal bellissimo Evaporate, i Midas Fall tornano sulla scena musicale con il loro quinto album, Cold Waves Divide Us. Questo nuovo lavoro del gruppo femminile scozzese, fondato nel 2008 da Elizabeth Heaton e Rowan Burn, segna un importante passaggio nella loro carriera: con l’ingresso in pianta stabile del batterista Michael Hamilton, il duo originale si è trasformato in una band a tutti gli effetti. Con questo nuovo capitolo discografico, i Midas Fall continuano a stupire e a coinvolgere con un sound che fonde magistralmente le atmosfere suggestive del post-rock, soprattutto nei toni cinematografici delle composizioni, con un rock alternativo dai tratti gotici e progressive; il tutto immerso nella spaziosità dilatata dello shoegaze. In mezzo a questo affascinante affresco sonoro, la voce eterea e meravigliosa di Elizabeth Heaton risplende come una luce intensa, affiancandosi alla musica nel descrivere paesaggi emotivi complessi e profondi, per lo più malinconici e introspettivi.
La maggior parte degli elementi che caratterizzano il sound del gruppo, come la presenza degli archi e i sintetizzatori anni Ottanta, sono mantenuti, ma Cold Waves Divide Us suona sicuramente più grande nell’insieme. A detta della band questo è stato intenzionale, per rendere il tutto più stratificato al fine di avvicinarsi più alla tipologia di sonorità che caratterizzano le loro esibizioni dal vivo. E in effetti, la strumentazione e la struttura delle tracce presentano più varietà rispetto ai precedenti lavori; è un aspetto a cui si fa caso in misura maggiore dopo ripetuti ascolti, perché quello che colpisce a primo impatto è la voce strepitosa di Elizabeth. Il suo timbro, che mi ricorda un mix tra Amy Lee degli Evanescence e la cantante faroese Eivør (che ho adorato nella colonna sonora di The Last Kingdom) è uno dei più belli ed espressivi che io ricordi: è incredibile come riesca a trasmettere al contempo vulnerabilità, forza e sensibilità. Il disco risulta estremamente coinvolgente, offrendo una serie di pezzi in cui è facile smarrirsi, in preda a quella sorta di dolce malinconia che si prova nelle fredde serate invernali. Le tracce di Cold Waves Divide Us presentano una varietà di emozioni e atmosfere che si susseguono con fluidità, senza mai risultare monotone. Stupiscono subito i due pezzi in apertura, “In the Morning We’ll Be Someone Else” e “I Am Wrong”. La prima costruisce tensione con la natura eterea e incantevole della parte vocale, che si scaglia su un tappeto sonoro che si inasprisce seguendo l’emotività crescente del testo; la seconda colpisce per il pattern di batteria adrenalinico e il fraseggio di chitarra post-rock che irrompe con la forza di un ritornello, in un gioco di contrasti tra parti strumentali e refrain vocali ripetuti come un mantra. Le dieci composizioni in scaletta sono molto eterogenee: “Salt” si distingue per la sua natura minimale iniziale, con fraseggi di chitarra pulita post-rock e la voce in primo piano: nostalgia dolcissima che culmina in un potente crescendo finale, più elettrico e liberatorio. Un discorso simile caratterizza anche “Monsters”, che presenta una parte vocale iniziale toccante e vulnerabile, seguita da un’apertura strumentale post-rock dove tutto è in perfetto equilibrio: chitarre sature, note di pianoforte che aleggiano sul paesaggio sonoro e una conclusione ad alto impatto emotivo e melodico. “In This Avalanche” sfrutta gli archi e il pianoforte per dipingere un’atmosfera dolce e malinconica, con un testo dai tratti romantici; è impossibile non rimanere toccati quando la Heaton canta: “It’s the way of the world / but I know I’m with you”. La consapevolezza della natura del mondo e le difficoltà che si possono incontrare nel cammino, unita alla sensazione rassicurante indotta dal dare e ricevere amore. “Point of Diminishing Return” introduce elementi elettronici che sembrano tratti da una colonna sonora, con synth arpeggiati al posto della chitarra. In “Atrophy” la voce di Elizabeth Heaton è ancora una volta assoluta protagonista: un’interpretazione da brividi, alla quale in chiusura si associa un ispessimento del suono. “Cold Waves Divide Us”, il primo singolo dell’album nonché quello che gli dà il titolo, a mio parere è uno dei brani più emozionanti in scaletta: la dolcezza delle note di pianoforte iniziali e dei vocalizzi splendidi mi hanno toccato nel profondo. La forza del pezzo si costruisce progressivamente, tra fraseggi di chitarra in delay, una batteria timida che irrompe con sempre più forza e dalla voce che fluttua su un paesaggio sonoro delizioso: nella conclusione a base di pianoforte e archi ci ho sentito molto i Nordic Giants. Tra le altre cose, il video che ne ha accompagnato l’uscita è bellissimo e consiglio di recuperarlo. L’accoppiata finale di “Little Wooden Boxes” e “Mute” conclude il lavoro con un dosato equilibrio tra le parti: chitarre ora pulite ora distorte, dolci note di pianoforte che accarezzano la voce e viceversa, in un connubio di sezioni più concitate e dilatate, dall’alto impatto emozionale.
I Midas Fall, con questo nuovo album, non solo confermano il loro talento, ma lo elevano a nuove vette. Rispetto ai loro lavori precedenti, Cold Waves Divide Us si distingue come il loro disco più equilibrato e maturo, sia in termini di varietà musicale che di scelte stilistiche e strumentali. Le dieci tracce dell’album si dipanano in 47 minuti di musica pregevole, offrendo un’esperienza sonora che è tanto oggettivamente affascinante quanto soggettivamente coinvolgente. La capacità degli scozzesi di creare dischi che rispettano i canoni del post-rock arricchendoli con influenze shoegaze e progressive è di per sé notevole, ma l’ingrediente segreto che rende i loro dischi veramente unici è la voce di Elizabeth Heaton: splendida, passionale, capace di rapire l’ascoltatore e di dare vita a testi tanto vulnerabili quanto sinceri, in cui è una delizia perdersi e immedesimarsi.
(Monotreme Records, 2024)
1. In The Morning We’ll Be Someone Else
2. I Am Wrong
3. Salt
4. In This Avalanche
5. Point of Diminishing Return
6. Monsters
7. Atrophy
8. Cold Waves Divide Us
9. Little Wooden Boxes
10. Mute