sleepmakeswaves > Live at the Metro

Sebbene possa risultare retorico parlare di pandemia in sede di recensione, è innegabile che il lungo periodo di stop forzato dei concerti abbia giocoforza donato un retrogusto totalmente diverso agli album dal vivo. È una doverosa premessa da fare parlando di Live at the Metro degli australiani sleepmakeswaves, una delle realtà più fresche ed energiche della scena post-rock da un po’ di anni a questa parte. In particolare, Live at the Metro è una adrenalinica ed esplosiva registrazione dell’epico concerto eseguito dalla band nel lontano giugno del 2015 (a ben vedere, molto prima della pandemia) al Metro Theatre di Sidney.

Registrato originariamente per Live at the Wireless di triple j, questo memorabile spettacolo ha forse rappresentato per gli australiani il punto più alto di una carriera partita dal basso e arrivata a celebrare un tour mondiale di 55 date in 22 paesi; l’uscita di questo disco a 6 anni di distanza farà sicuramente felice la fanbase della band, ma potrà rivelarsi una piacevolissima sorpresa anche per coloro che più semplicemente apprezzano il rock strumentale e la declinazione gioiosa che scaturisce in una sede live.

Ciò che si evince durante l’ascolto è una liberatoria gioia nel portare l’energia di questi brani al pubblico e riceverne in cambio: che poi è alla base della riuscita di un buon concerto. Quella sorta di scambio continuo tra chi si esibisce e chi assiste è fotografato benissimo in questa pubblicazione, e Live at the Metro da questo punto di vista brilla di una luce profonda e accecante. Aiutano i brani del lotto: cavalcate che esplodono in sede live, tra chitarre ruggenti e wall of sound imponenti, con una costante spruzzata di elettronica a colorare le armonie. D’altronde se c’è una cosa in cui gli sleepmakeswaves si distinguono nel panorama post-rock, è proprio la componente energica affidata alle melodie, che denotano una gran pulizia di suono con soluzioni moderne. Questo risalta anche nella qualità della registrazione, dal momento che il mix si fa apprezzare da questo punto di vista: la trionfante “emergent” spicca di una bellezza viscerale che lascia storditi per la mole di energia noise, con una serie di crescendo chitarristici ed emozionali di grandissimo impatto. Ascoltandola in questa versione dal vivo sembra quasi di poter toccare con mano la passione e la catarsi espressa dai quattro musicisti australiani sul palco; sensazione che invero è riscontrabile in tutta l’ora che ci offre l’ascolto di questo disco.

In definitiva questo Live at the Metro conferma l’abilità della band nel tenere alta la soglia dell’attenzione senza fasi di stanca: oltre alla bravura con gli strumenti (menzione particolare per il drumming spettacolare di Tim Adderley), nel post-rock è fondamentale il coinvolgimento emotivo. Ascoltando “how we built the ocean” e l’emozionante discorso tenuto in chiusura dal chitarrista Otto Wicks-Green si evince tutta la passione alla base della carriera dei quattro musicisti, che ci auguriamo possa brillare sempre di più: la sensazione di ascoltare band giovani, che si ispirano ai grandi ma con una deliziosa ed esplosiva identità non è affatto una cosa scontata.

(Bird’s Robe Records, 2021)

1. in limbs and joints
2. traced in constellations
3. great northern
4. singularity
5. emergent
6. how we built the ocean
7. perfect detonator
8. something like avalanches
9. a gaze blank and pitiless as the sun

7.5