Apart è il nuovo album dei Feed Me To The Waves, band di post-rock strumentale originaria della Svezia, in uscita per dunk!records. Il loro precedente album, Intill, è stato molto apprezzato quando è uscito nel 2019; per questo lavoro gli svedesi hanno voluto esprimere la dualità che caratterizza le nostre esistenze, che oscillano sempre tra tra la natura gioiosa dei piccoli successi e il dolore e le sofferenze, anch’essi parte integrante della vita. Una sorta di area grigia, un’intersezione di sentimenti, per così dire. E si sa che il post-rock migliore è quello che non ha paura di scavare in profondità, e in questo senso Apart si addentra molto più del precedente album in abissi introspettivi di indubbio fascino.
Il disco si apre con un pezzo che è una dichiarazione di intenti: enormi feedback, riverberi di oscuro mistero con spiragli di luce indotta dalla bellezza di una chitarra che calma l’animo eroso dai feedback saturi, in tunnel nebbiosi di estasi sonora. “Never Able”, nei suoi 9 minuti di durata, abbraccia la dicotomia tra la nostalgia e il calore, soprattutto nella seconda metà: c’è molta dolcezza nelle melodie che seguono il caos degli inizi. Ho subito pensato ai Sigur Rós quando ho sentito lo xilofono posto in chiusura. “The Now and the Longing” beneficia di una parte di batteria molto dinamica, che sorregge un parco di melodie iniziali molto distese. Il pezzo poi decolla in territori God Is An Astronaut, e quando accade i tremoli delle chitarre emozionano e fanno viaggiare: in un certo senso metaforico sembra quasi di addentrarsi nelle acque profonde di un oceano di notte per poi tornare in superficie ed apprezzare l’aria nei polmoni. C’è molta maestria nella costruzione di atmosfere eteree e toccanti; anche la successiva “It All Lingers” viaggia in binari onirici che catturano la mente, tratteggiando scenari carichi di una nostalgia che riesce a colorarsi qua e là di una timida gioia. Si respira grandezza nella maggior parte dei brani: grandezza negli spazi sconfinati dei riverberi, dell’ariosità delle composizioni, anche quando si crogiolano nell’introspezione nostalgica tipica del genere. Uno dei pezzi migliori, “About Present Tense”, è un classico brano che farei ascoltare a chi mi chiedesse di parlargli del post-rock: la melodia semplice e malinconica contaminata di dolcezza, le batterie marziali e solenni, la ciclicità di soluzioni che tendono ad aprirsi, sollevando gli animi e mantenendo alto l’interesse. C’è anche un breve spoken-word poco prima del climax del pezzo. Ciò che colpisce di più è quella capacità di mantenere l’ambiguità dell’umore dell’ascoltatore, e riflettendoci è esattamente ciò che i Feed Me To The Waves aspiravano a raggiungere con questo Apart, perché è una caratteristica comune a tutti i brani presenti in scaletta. E non sarebbe un buon disco senza crescendo emozionali: a mio parere il migliore lo troviamo in “Wither so Brightly”, traccia il cui spirito attraversa in volo pianure invernali, beneficiando del calore temporaneo di rifugi improvvisati in mezzo alla tormenta. Gli intarsi delle tre chitarre crescono di intensità insieme alla solennità e la precisione dei colpi alle pelli, colorando il grigiore nostalgico di emozioni luminose e accecanti. È presente anche un brano ambient: “Underwater Breathing Exercise”, totalmente sprovvisto di batteria, rimanda alle sonorità distese e ovattate degli Hammock. Il tappeto sonoro è gentile e delicato, i rumori ambientali rimandano all’acqua e all’inconsistenza dei ricordi, che perdono le linee demarcate ma non cessano di suscitare emozioni buone nell’anima. Una sorta di versione post-rock/ambient di Kid A dei Radiohead, dalle trame ipnotiche e rilassanti. Per gli ultimi due brani torniamo in territorio post-rock classico: “Depart on arrival” ha una parte iniziale molto serena e un bridge che ricorda gli Explosions In The Sky. Una seconda parte ancora più gioiosa lascia spazio alla conclusiva “Triumph of Existing”, che tiene indubbiamente fede al suo titolo. Lo spirito del brano è sì trionfale, tuttavia è sempre preservata quella sorta di malinconia di fondo che mantiene ambiguo l’umore. C’è anche una bella parte di sassofono molto azzeccata, che conferisce al brano quel sapore epico che sembra appartenere ad un film.
Giunti alla fine di questo Apart, ci si ritiene soddisfatti. Non c’è nulla di rivoluzionario, sia chiaro, ma si tratta di un lavoro assai emozionante e ben suonato: le atmosfere sognanti, le melodie eteree e la dinamicità dei brani contribuiscono alla realizzazione di quello che a tutti gli effetti è un gran bel disco di post-rock. È un album che darà un sacco di soddisfazioni agli appassionati di musica strumentale, soprattutto se ascoltato in questo periodo dell’anno.
(dunk!records, 2022)
1. Never Able
2. The Now and the Longing
3. It All Lingers
4. About Present Tense
5. Wither so Brightly
6. Underwater Breathing Exercise
7. Depart on Arrival
8. Triumph of Existing